La masterClass progettata da analisti finanziari e manager operativi in azienda ha l’obiettivo di trasferire le logiche, le tecniche e i tool operativi per la costruzione e la presentazione del business plan e dei relativi stress test. Ecco in esclusiva per Palazzo Innovazione School un’intervista molto interessante sul tema, che ci ha rilasciato Diana Lesic, advisor di inFinance.
1. Analizziamo lo scenario attuale: quali sono le principali novità nel campo della fintech e quali i dettami del nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza?
Nel campo della fintech, la più grande rivoluzione in atto interessa l’avvento dei servizi denominati “BAAS” ovvero di Bank as a Service. Questo servizio consente alle aziende che non operano nel settore dei servizi finanziari di agire come banche digitali, offrendo servizi e prodotti finanziari marchiati con il proprio brand attraverso un istituto bancario con licenza regolare (le famose esperienze “seamless”).
L’impresa che usufruisce del BaaS può quindi collocare conti correnti, carte di pagamento personalizzate, prestiti al consumo nonché soluzioni di split payment (pagamento a rate degli acquisti) white label. Si tratta di un’opportunità sia per le banche, sia per le imprese, oltre che, ovviamente, per i consumatori.
Passando al Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, la grande novità riguarda l’introduzione della composizione negoziata nonché di alcuni nuovi istituti deflazionistici della soluzione estrema della liquidazione giudiziale.
In particolare, ritengo che la nuova possibilità di poter “forzare” l’adesione del creditore pubblico a proposte di minor soddisfazione del credito sia il vero punto di snodo per magnificare l’efficacia delle nuove o revisionate figure giuridiche quali l’accordo di ristrutturazione dei debiti.
2. Cosa sono e perché sono sempre più strategici i modelli previsionali forward looking nella valutazione dello stato di salute delle imprese?
Occorre anzitutto muovere dal fatto che non si tratta più di strumenti “nice to have” ma di strumenti “must to have” in azienda. Ogni imprenditore ha un vero proprio obbligo di dotarsi di adeguata strumentazione prognostica: tali dettami si trovano nell’art. 2086 del codice civile e nell’art. 3 del codice della crisi di impresa e dell’insolvenza.
Non si tratta di norme banali: l’assenza di tali strumenti crea responsabilità a titolo personale in capo ad amministratori e imprenditori in genere.
Tuttavia, anche in assenza di vincoli normativi, tali strumenti sono vitali per una sana e prudente gestione: potreste immaginare di guidare un’automobile solo guardando nello specchietto retrovisore?
Il bilancio di un’azienda è sempre una fotografia passata ma i grandi ostacoli possono attenderci poco più avanti nel percorso: immaginate solo la situazione in cui si è goduto di un periodo di pre-ammortamento su un finanziamento e a breve si dovrà iniziare a corrispondere importanti rate con impatto di interessi molto maggiore del previsto a causa dei recenti rialzi. Senza strumenti che consentano di prevedere e misurare tali impatti sarà di fatto impossibile studiare opportune manovre e soluzioni.
Inoltre, le nuove linee guida EBA del 2022 hanno portato importanti cambiamenti nel processo di erogazione del credito bancario, con gli istituti di credito che si basano esclusivamente sulla capacità dell’impresa di generare flussi di cassa per onorare il debito.
Questo richiede un’analisi non solo del passato ma anche del futuro. Le banche sono ora obbligate a redigere piani finanziari per i clienti che non producono bilanci previsionali, ma queste pianificazioni potrebbero essere inesatte e distorte. Pertanto, è meglio che l’impresa realizzi i propri business plan e li condivida con i propri partner finanziari, invece di fare affidamento su pianificazioni potenzialmente fuorvianti delle banche.
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3. Business plan: cos’è e quali i vantaggi per Aziende, Start Up, Professionisti
Il business plan, lo abbiamo capito, è il documento principe che guida il futuro dell’impresa. Disporre di strumenti “veri” di pianificazione economico, patrimoniale e finanziaria è la base di una organizzazione che funziona davvero. Osservo troppo spesso imprese che affermano di avere “il budget” del prossimo anno; andando a fondo si scopre che il “budget” è un mero conto economico che prevede i costi e i ricavi per l’esercizio a venire.
Perché succede questo?
Redigere un conto economico è l’attività più semplice: con tale strumento si assegnano poi obiettivi di vendita, di redditività, di crescita, di efficienza. Col conto economico si disciplina la struttura ma non la “testa” della struttura.
Quando si passa dal “budget” al “business plan” l’organizzazione deve fare un salto di qualità importante soprattutto partendo dalla “testa”. Il business plan per dirsi tale deve essere costituito da conto economico pro-forma, stato patrimoniale pro-forma e rendiconto finanziario pro-forma.
È quando si redige lo stato patrimoniale pro-forma che emergono le tematiche strategiche di lungo periodo: vanno definiti gli investimenti, va definito il livello di indebitamento, vanno immaginati gli sviluppi del capitale circolante in tema di crediti e scorte di magazzino. Si tratta di decisioni molto importanti e di respiro pluriennale che non possono essere delegate alla struttura: solo un organo amministrativo consapevole e “professionale” può assumere tali decisioni.
Il business plan non è quindi solo uno strumento previsionale, è un importante strumento di disciplina organizzativa interna all’impresa.
4. Cosa vedremo durante il corso e con quale approccio?
Durante il nostro percorso affronteremo il tema della pianificazione finanziaria da tutte le angolazioni di cui abbiamo parlato ovvero dal punto di vista dell’impresa, degli intermediari finanziari e dei professionisti che assistono l’impresa. L’approccio sarò molto operativo, muoveremo quasi immediatamente dal dire al fare mostrando cosa significa tecnicamente redigere piani finanziari e quali tipici problemi operativi si incontrano.
Dedicheremo poi particolare attenzione anche al tema del finanziamento del business plan, l’evoluzione finanziaria ha messo a disposizione plurimi strumenti alternativi al credito bancario tradizionale. Il mondo del Fintech offre infatti importanti alternative a chi sa comprenderne il funzionamento.
5. Quali figure e perché dovrebbero partecipare al corso?
Il business plan non deve essere “un problema” solo della funzione amministrativa e finanziaria di un’impresa. Il business plan interessa tutte le funzioni aziendali muovendo dalla “testa” sino a chi riveste ruoli di responsabilità nell’impresa.
Consiglierei quindi la partecipazione di amministratori, responsabili della funzione amministrativa, finanza e controllo, figure apicali delle funzioni commerciali e produzione.
Naturalmente anche gli intermediari finanziari auspicabilmente dovrebbero conoscere i meccanismi di planning essendo le “controparti naturali” di tale processo: raccomanderei quindi la partecipazione di addetti crediti e direttori di filiale o conti imprese. Non ultimi tutti i professionisti che possono aiutare le imprese nel processo di planning sono fra i destinatari di questo percorso.
Sono aperte le iscrizioni al corso Planning & fintech funding – L’importanza della pianificazione nell’epoca del forward looking in programma l’8 e il 9 giugno a Salerno.
Per maggiori informazioni scrivi a school@palazzoinnovazione.it o chiama allo 089 306 1489